Il Paleolitico (dal greco: παλαιός palaios, antico, e λίθος lithos, pietra, ossia età della pietra antica o età antica della pietra), nella periodizzazione della storia umana, è il periodo della Preistoria in cui si sviluppò la tecnologia umana con l'avvento dei primi strumenti in pietra da parte di diverse specie di ominidi.
Iniziò circa 2,5 milioni di anni fa e terminò 10 000 anni fa con l'introduzione dell'agricoltura e il passaggio al Mesolitico, o, nelle zone di precoce neolitizzazione, all'Epipaleolitico.
Il termine fu introdotto dallo studioso John Lubbock nel 1865 in opposizione al termine "Neolitico". Tra le epoche geologiche corrisponde al Pleistocene.
Il paleolitico è caratterizzato dalla realizzazione degli strumenti in pietra con la tecnica della pietra scheggiata (come il choppers: realizzato dalla prima forma di evoluzione dell'uomo: l'ominide). Questa tecnica fu ancora utilizzata nei periodi successivi, ma mescolata ad altre di più recente introduzione.
La classificazione dei manufatti può seguire le liste tipologiche di Bordes (suddivisa in strumenti su scheggia, nuclei e bifacciali), di Broglio-Kozlowski (suddivisa in pre-nuclei e nuclei, strumenti e armature) e di de Sonneville Bordes-Perrot.
Le tecniche di scheggiatura possono essere: "a percussione diretta", "a percussione indiretta", "a percussione su incudine", "a percussione bipolare", "a pressione".
Nel paleolitico inferiore gli utensili sono realizzati con ciottoli scheggiati (cultura dei ciottoli, o "Pebble Culture") o manufatti a forma di mandorla (bifacciali o amigdale); nel paleolitico medio con la lavorazione delle schegge staccate da un nucleo e nel paleolitico superiore con la lavorazione delle lame.
Da circa 2,5 milioni di anni fa a circa 120 000 anni fa, corrisponde al Pleistocene inferiore e medio e alle glaciazioni di Günz, Mindel e Riss con i periodi interglaciali intermedi. Il termine temporale superiore è stato messo in dubbio dalla scoperta nel 2012 nel sito di Lomekwi 3 in Kenya di utensili datati a 3.300 milioni di anni fa che, in quando non associabili all'Olduvaiano, fanno ipotizzare l'esistenza di una facies culturale a questa antecedente.
In questo periodo si diffondono l'Homo habilis e l'Homo erectus.
Da circa 300 000 a circa 36 000 anni fa, corrisponde a parte del Pleistocene superiore comprendente il periodo interglaciale di Riss-Würm e parte del periodo glaciale di Würm. In questo periodo si diffonde in Europa l'Homo neanderthalensis.
Da circa 36 000 a circa 10 000 anni fa; corrisponde a parte del Pleistocene superiore comprendente parte del periodo glaciale di Würm. In questo periodo si diffonde in Europa l'odierno Homo sapiens.
Durante il paleolitico sono avvenute una serie di glaciazioni, note come glaciazione di Günz, di Mindel, di Riss e di Würm. Durante le epoche glaciali i ghiacci avevano coperto gran parte dell'Europa settentrionale e centrale, spingendosi fin quasi sulle coste del Mar Mediterraneo e provocando l'abbassamento del livello del mare di oltre 100 metri. Avvenivano quindi contatti tra gli abitanti della penisola iberica e di quella italica. Con la fine dell'ultima glaciazione, tra 15000 e 10000 anni fa, e il conseguente aumento delle temperature, i ghiacciai ripresero a sciogliersi, e il livello dei mari si rialzò nuovamente.
I gruppi umani, formati da comunità di 15-30 persone, prevalentemente nomadi o a sedentarizzazione periodica, erano caratterizzati da un'economia di caccia e raccolta, che si andò evolvendo con lo sviluppo di forme di caccia specializzata e con l'apparizione della pesca.
Alcune teorie sostengono che soprattutto le donne con i bambini andassero a raccogliere erbe, radici e frutti selvatici. Invece gli uomini organizzavano battute di caccia in gruppo per animali di grossa taglia o si dedicavano alla pesca.
Le abitazioni erano inizialmente semplici ripari naturali, a cui si aggiunsero capanne costruite con pelli e ossa di animali.
In questo periodo si iniziò a controllare il fuoco e poi ad accenderlo. Il fuoco venne utilizzato come protezione dagli animali, per illuminare, per cucinare e anche per riscaldarsi. Dalla scoperta del fuoco derivarono due conseguenze:
• il rafforzamento della salute umana: la carne cotta era più salubre rispetto a quella cruda che portava ad infezioni;
• sviluppo del linguaggio: con una nuova fonte d'illuminazione le giornate degli uomini paleolitici si allungavano e cresceva il tempo libero da passare insieme in comunità, in cui gli uomini interagivano fra di loro con un linguaggio sempre più avanzato, contribuendo alla trasmissione delle loro conoscenze che portò ad una vera e propria evoluzione culturale, la quale aveva trasformato l'ominide, capace solo di gesticolare, in un uomo in grado di saper comunicare;
La specie sapiens sapiens evolve in maniera, a tutt'oggi pare, indipendente dal neanderthal, a partire circa da 200 000 anni fa. I resti più antichi di umani indubitabilmente moderni si ritrovano al sito Kibish nei pressi del fiume Omo, in Etiopia e nel sito Qafzeh-Skhul (Qafzeh e Es Skhul) nell'attuale Israele.
In terra africana la specie evolve culturalmente. Sono numerosi i ritrovamenti fossili e di manufatti e, a tutt'oggi, il più antico ritrovamento di un oggetto dalle indubbie caratteristiche artistiche risale a 80 000 anni fa, in prossimità di Cape Agulhas, nella Caverna di Blombos, in Sud Africa.
L'evoluzione a tutto tondo, fisica, tecnologica e culturale, condurrà alla fine del paleolitico.
Negli ultimi anni si è rafforzata la teoria, pur con altalenanze scientifiche tuttora in corso, che vede neanderthal e sapiens (tra cui la popolazione Cro-Magnon) come due specie diverse evolutesi in modo quasi parallelo. L'uomo di Cro-Magnon, ovvero ascrivibile all'uomo moderno, sostituisce in Europa l'uomo di Neanderthal (che pare si estingua circa 28 000 anni fa) in un arco di tempo relativamente breve ma con una certa sovrapposizione di alcune migliaia di anni, anche se non è ancora possibile stabilire che tipo di relazioni (collaborazione, indifferenza, guerra) si fossero stabilite tra i due gruppi umani. Pare indubbio, comunque, che le pulsioni artistiche furono comuni ad entrambe le specie.
L'arte del Paleolitico si suole convenzionalmente dividere in due gruppi: arte parietale ed arte mobiliare. L'arte parietale è costituita da quattro periodi (detti anche stili) con una certa evoluzione temporale:
L'arte parietale era, per gli uomini del paleolitico, una rappresentazione del soprannaturale, i cui principi conduttori erano quelli dell'elemento maschile, rappresentato dal cavallo, e femminile, rappresentato dal bisonte[senza fonte].
Bisogna ricordare in particolare una caratteristica di alcune tecniche dell'arte parietale, il negativo, ottenuto appoggiando la mano sul muro e tutt'attorno spruzzando del colore, usando probabilmente la bocca.
L'arte mobiliare: caratterizzata dalla rappresentazione di piccole statuette, le cosiddette Veneri, forse collegate al culto della fecondità e possibile funzione religiosa oltre che ornamentale. Tra queste ricordiamo la Venere di Willendorf, che si stima sia stata realizzata fra il 23 000 e il 19 000 a.C. .
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