In psichiatria e psicologia clinica, la definizione disturbo di personalità indica un disturbo mentale con manifestazioni di pensiero e di comportamento disadattivi che si manifestano in modo pervasivo (non limitato a uno o pochi contesti), inflessibile e apparentemente permanente, coinvolgendo la sfera cognitiva, affettiva, interpersonale ecc.
della personalità dell'individuo colpito. Si parla di disturbo nel momento in cui tale manifestazione sintomatologica causa disagio clinicamente significativo.
Disturbo di personalità | |
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Specialità | psichiatria e psicologia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-10 | F60 |
MeSH | D010554 |
MedlinePlus | 000939 |
I disturbi di personalità sono disturbi mentali inclusi nei più diffusi manuali diagnostici internazionali (es. DSM) e differiscono dai disturbi clinici in quanto sono generalmente egosintonici (per cui la persona difficilmente si rende conto di essere "affetta" da un disturbo e più frequentemente considera i sintomi come tratti peculiari del proprio stile di vita) e alloplastici (la persona tende a cambiare l'ambiente, non sé stesso).
Per una diagnosi di disturbo di personalità è necessario che la persona abbia raggiunto la maggiore età: diagnosticare un disturbo di personalità in soggetti adolescenti è un tipico errore in quanto modificazioni ormonali e cambiamenti sociali rapidi potrebbero creare manifestazioni simili, ma non identificabili come veri e propri disturbi (oppure potrebbe trattarsi di un disturbo pervasivo dello sviluppo).
La definizione di disturbo di personalità compare per la prima volta nel DSM-IV, sebbene i disturbi di personalità siano stati descritti in un asse specifico (II asse) nel DSM III. Un disturbo di personalità è definito come un modello abituale di esperienza o comportamento che si discosta notevolmente dalla cultura a cui l'individuo appartiene e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: esperienza cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale e controllo degli impulsi (area comportamentale).
Il concetto di "disturbo" sembra ormai superato: esso, come la personalità detta "normale", si forma dai primi anni di vita fino all'età adulta, è quindi ad un tipo o a un modello di personalità a cui bisogna riferirsi, ad es. "tipo di personalità istrionica" o "modello di personalità istrionica". Questo perché non si tratta di una personalità "normale" che ad un certo punto diventa "disturbata", ma una personalità che a seguito di diversi fattori (ambientali, biologici, traumatici, ecc.) può assumere schemi e modelli disadattivi. Molti specialisti tendono a parlare appunto di tipologia o tratti di personalità, riferendosi ai vari disturbi o cluster.
Il pattern deve presentarsi in un'ampia gamma di situazioni sociali e comportare una condizione di disagio, personale, sociale e lavorativo, clinicamente significativa, anche se questo non è sempre riconosciuto dal paziente, il quale manca di insight, ossia non si rende conto del proprio impatto sugli altri (essendo il disturbo di personalità egosintonico) e non tende a cercare aiuto. Il paziente spesso viene quindi spinto da altre persone o dal disagio causato da patologie in comorbilità (ansia, isolamento sociale e depressione, disturbi ossessivo-compulsivi, schizofrenia e psicosi in casi gravi) a rivolgersi ad uno specialista, e solo in seguito può manifestare, quindi, un certo grado di consapevolezza della propria personalità disturbata e volontà di curarsi.
I pazienti con questi disturbi spesso possono manifestare immaturità emotiva e psicoaffettiva, pur essendo intellettualmente normali e senza ritardo mentale. Possono mostrare anche tratti di più disturbi in contemporanea. Tutti i disturbi di questo genere presentano la cosiddetta organizzazione borderline di personalità (da non confondere col disturbo borderline vero e proprio), descritta come una personalità funzionante al limite tra psicosi e nevrosi, con difficoltà di interazione sociale e personale (superiore alle semplici permalosità e timidezza), repentini cambi nell'umore e nell'empatia (esagerata o assente).
La disadattività può insorgere nella prima metà della vita adulta ma può essere visibile già nell'infanzia, generalmente è stabile nel tempo e presenta un carattere inflessibile e pervasivo nelle diverse aree della vita, inoltre, comporta conseguenze in termini di sofferenza soggettiva e limitazioni nelle relazioni e nell'area lavorativa.
Dal punto di vista eziopatogenetico i disturbi di personalità sembrerebbero associati a eventi potenzialmente traumatogeni subiti in età evolutiva. Il fattore genetico è stato studiato, ma pare spiegare solo in parte i disturbi della personalità.
Secondo la quarta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV) dell'Associazione Psichiatrica Americana (APA), vi sono tre gruppi principali in cui si possono classificare i disturbi di personalità (talvolta i "Gruppi" vengono definiti dagli specialisti "Cluster", tuttavia nel manuale tale termine non viene usato) . Nel DSM-5 è stata proposta l'eliminazione o l'accorpamento con altri come "tratti di personalità" di alcuni di essi (paranoide, schizoide, istrionico, dipendente), poi non attuata, ed eliminati i disturbi Non Altrimenti Specificati, e modificando i criteri di diagnosi. In caso di comorbilità si parla di personalità mista. I disturbi sono i seguenti.
Il gruppo A è caratterizzato da comportamenti considerati "strani" o "paranoici" e dalla tendenza del soggetto all'isolamento e alla diffidenza.
Il gruppo B è caratterizzato da comportamenti "emotivi" o "drammatici", oltre che da scarsa empatia e poco altruismo da parte del soggetto, il quale è egocentrico, narcisista e incentrato perciò eccessivamente su di sé.
Il gruppo C è caratterizzato da comportamenti "ansiosi" o "paurosi" e da una bassa autostima del soggetto.
Questa diagnosi può essere data quando nessun altro disturbo di personalità definito nel DSM viene riscontrato nel paziente. Sono quattro i disturbi di personalità esclusi dal corpo principale del DSM-IV-TR, al posto dei quali può essere usata questa diagnosi. Questi disturbi possono essere inclusi in altri disturbi della personalità, o esserne caratteristiche. Essi sono:
Sadismo e masochismo possono manifestarsi anche in altri tipi di personalità; possono presentarsi come sadomasochismo, o in concomitanza col narcisismo e la psicopatia (es. sindrome da manipolazione relazionale).
Le analogie alla base di questa divisione sono puramente descrittive, ossia non teoriche né eziologiche. Tra i disturbi di personalità non ancora classificati nel DSM IV abbiamo la cosiddetta personalità sottomessa, non riconosciuta perché considerata come un insieme di fattori emotivi e non come un disturbo a sé stante.
Nel DSM-5, da un punto di vista categoriale, rimane invariata la distinzione presente nel DSM-IV-TR, fra i tre cluster di disturbi di personalità. Viene però inserita una visione dimensionale dei disturbi, che permette di classificarli in:
Lo schema a cui si ricorre per diagnosticare i disturbi di personalità, è così composto:
L'ICD, giunta alla sua decima edizione (ICD-10) classifica i disturbi di personalità in:
« Nella beta platform dell’ICD-11, il disturbo di personalità è definito da un’alterazione relativamente persistente e pervasiva nel modo in cui gli individui esperiscono e interpretano se stessi, gli altri e il mondo, a cui conseguono modalità maladattative di funzionamento cognitivo, esperienza ed espressione emozionale e comportamento. ».
Una differenza significativa tra il sistema diagnostico DSM-5 e l'ICD-11 è che quest'ultimo classifica i disturbi di personalità lungo un continuum con un livello di gravità crescente.
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