Maurizio Calvesi (Roma, 18 settembre 1927 – Roma, 24 luglio 2020) è stato un saggista, storico dell'arte e funzionario italiano.
Professore emerito nell'Università di Roma La Sapienza, socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e dell'Accademia Clementina di Bologna, era considerato uno dei più autorevoli storici dell'arte novecentesca in Italia.
Curò diverse mostre e scrisse numerosi saggi e articoli sulla storia dell’arte del Rinascimento, del Barocco e del XX secolo.
Nel 1949 si laureò presso l'Università di Roma La Sapienza con Lionello Venturi, con una tesi sull'artista Simone Peterzano, maestro di Caravaggio. Dal 1955 prestò servizio alla Soprintendenza di Bologna. Diresse la Pinacoteca nazionale di Ferrara, poi la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma e successivamente la Calcografia Nazionale di Roma. Nel biennio 1964-65 fu borsista Fulbright. Tra il 1970 e il 1976 fu professore di storia dell'arte all'Università di Palermo e dal 1976 al 2002 ordinario di storia dell'arte moderna nell'Università di Roma La Sapienza, dove diresse l'istituto di storia dell'arte e in seguito, fino al 2002, il dipartimento di storia dell'arte.
Tra il 1979 e il 1982 fece parte del consiglio direttivo della Biennale di Venezia. Nel 1984 e nel 1986 curò, insieme a Marisa Vescovo, la sezione "arti visive" della XLI e della XLII Biennale d'arte di Venezia. Dal 1992 al 2001 ricoprì la carica di presidente del Comitato per i beni artistici e storici al Consiglio nazionale per i beni culturali, dirigendo, dal 1993 al 2000, il Museo laboratorio d'arte contemporanea dell'Università di Roma La Sapienza. Dal 2001 al 2013 curò la Collezione Farnesina, raccolta d'arte del XX secolo del Ministero degli Affari Esteri, e fino al 2014 ha presieduto la Fondazione Burri.
Dal 2005 fu direttore della Fondazione Mastroianni. Collaborò con diverse testate giornalistiche quali La Repubblica e fu titolare della rubrica d'arte del settimanale L'Espresso e dal 1972 al 1978 del Corriere della Sera. Tra il 1986 e il 2001 fu direttore del mensile Art e Dossier e successivamente della rivista Ars. Diresse anche la rivista Storia dell'Arte. Di questa storica rivista, fondata nel 1969 da Giulio Carlo Argan, Calvesi fu, nel tempo, redattore, direttore e co-editore, insieme con la moglie Augusta Monferini.
Nel 1965, all'inizio della sua carriera si occupò dei fratelli Carracci, del Barocco leccese (1966) e di Caravaggio. Nella seconda metà degli anni 1960 contribuì con i suoi studi alla rivalutazione del Futurismo italiano: sua la definizione poema-spartito per descrivere le opere radiofoniche di Filippo Tommaso Marinetti. La sua ricerca storico-critica si mosse secondo linee innovative e spesso polemiche. Rilevanti i suoi studi sulle simbologie alchemiche nell'arte, applicate poi allo studio di diversi artisti, anche del Novecento come Marcel Duchamp.
Fu fra i primi ad interessarsi della neo-avanguardia e di artisti contemporanei come Afro Basaldella, Vasco Bendini, Alberto Burri, Mario Ceroli, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Mario Schifano, Omar Galliani, Gian Ruggero Manzoni e Stefano Di Stasio. Rigettò la tradizionale attribuzione della Hypnerotomachia Poliphili (opera visuale e testuale pubblicata da Aldo Manuzio nel 1499) al domenicano veneziano Francesco Colonna, proponendo al suo posto quella a Francesco Colonna di Palestrina, patrizio romano. L'attribuzione riscosse adesioni entusiastiche ma anche aspre critiche, e la paternità dell'opera resta dunque ancora discussa.
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