La 58ª edizione del Festival di Cannes si è svolta a Cannes dall'11 al 22 maggio 2005.
Il festival si è aperto con la proiezione di Due volte lei - Lemming di Dominik Moll e si è chiuso con quella di Chromophobia di Martha Fiennes. La madrina della manifestazione è stata l'attrice belga Cécile de France.
La giuria presieduta dal regista serbo Emir Kusturica ha assegnato la Palma d'oro per il miglior film a L'Enfant - Una storia d'amore di Jean-Pierre e Luc Dardenne, i quali hanno così nuovamente conquistato il massimo riconoscimento del Festival a sei anni di distanza da quello ottenuto per Rosetta.
«Una giuria piena di personalità forti (...) guidata da un presidente imprevedibile», ha assegnato una Palma d'oro che «non si aspettava nessuno» a L'Enfant - Una storia d'amore dei fratelli Dardenne, che sono così entrati nel ristretto club dei plurivincitori (sono i sesti ad ottenere la seconda Palma d'oro), mentre ne è uscito sconfitto il favorito Michael Haneke con Niente da nascondere, apparso «molto seccato per il premio di consolazione alla regia», tanto da dichiarare esplicitamente «Ai festival si viene per vincere». Tutt'altro stile quello di Jim Jarmusch, vincitore del Grand Prix con Broken Flowers, film considerato da più di un critico la Palma ideale, che ha sostenuto di voler dividere il proprio premio con gli altri registi in gara e di non credere al concetto stesso di gara: «è come chiedere quale è il più bel quadro al Louvre. C'è sempre una contraddizione, il nostro gusto è molto soggettivo e il cinema ha forme magnifiche e sempre diverse».
Per quanto i giurati abbiano affermato di essere «fieri delle decisioni finali, che sottolineano nei prescelti lo stile, i contenuti, la capacità di interessare in futuro il pubblico», si è trattato di un verdetto di compromesso, non all'unanimità, raggiunto attraverso una progressiva selezione ed esclusione di titoli, con la netta divergenza tra il presidente Emir Kusturica, sostenuto da Salma Hayek e Toni Morrison, a favore di Le tre sepolture, e la decana della nouvelle vague Agnès Varda, che ha definito il regista serbo «un dittatore gentile», paladina invece di Niente da nascondere. Ambedue i film sono stati premiati, ma la Palma è andata ad un terzo, che potesse soddisfare entrambe le parti.
Tullio Kezich (Corriere della Sera) ha apprezzato nel suo complesso la selezione ufficiale, in cui «si è vista più roba buona di quante ne può contenere un palmarès», e si è detto soddisfatto della premiazione, «la migliore degli ultimi anni», grazie ad una giuria che ha scelto gli «autori quasi unanimemente indicati come i migliori: i Dardenne, Haneke e Jarmusch. Invertendo l'ordine, il significato del verdetto non cambia: preferire l'uno o l'altro di questi tre nomi diventa davvero una scelta soggettiva. L'importante è averli evidenziati rispetto ad altri».
Secondo Fabio Ferzetti (Il Messaggero) «è stato un anno di conferme più che di scoperte eccitanti, con un concorso privo di grandi delusioni ma anche di scommesse davvero azzardate. Insomma è stata una Cannes di transizione, un piede nel passato (i grandi nomi, spesso uguali a se stessi) e mezzo piede nel futuro», «i premi sono abbastanza ben dati» (pur trovando «abbastanza ridicolo» il premio per la migliore interpretazione a Tommy Lee Jones e «dimenticato con i suoi ottimi attori» A History of Violence) e «il palmarès (...) disegna un'idea abbastanza coerente anche se non del tutto condivisibile di ciò che Cannes vuol essere».
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