Il megalodonte (Otodus megalodon o Carcharocles megalodon Louis Agassiz, 1843) è una specie estinta di squalo di notevoli dimensioni, noto per i grandi denti fossili.
Il nome scientifico megalodon deriva dal greco e significa appunto "grande dente". I fossili di C. megalodon si trovano in sedimenti dal Miocene al Pliocene (tra 13,6 e 4,2 milioni di anni fa). In passato si pensava fosse un membro della famiglia Lamnidae, rendendolo strettamente imparentato con il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias). Tuttavia al momento vi è un consenso unanime sulla sua appartenenza alla famiglia estinta degli Otodontidi, che divergeva dalla discendenza del grande squalo bianco durante il Cretaceo inferiore.
Megalodonte | |
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Ricostruzione delle fauci del Megalodonte, all'American Museum of Natural History | |
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Classe | Chondrichthyes |
Sottoclasse | Elasmobranchii |
Superordine | Selachimorpha |
Ordine | Lamniformes |
Famiglia | † Otodontidae |
Genere | † Otodus o † Carcharocles |
Specie | † C. megalodon |
Sinonimi | |
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Gli scienziati suggeriscono che il megalodonte fosse una versione più grossa del grande squalo bianco, anche se alcuni esperti ritengono che potrebbe essere stato simile allo squalo elefante (Cetorhinus maximus) o allo squalo toro (Carcharias taurus). Considerato uno dei più grandi e potenti predatori mai esistiti, i fossili di megalodonte suggeriscono che potesse raggiungere una lunghezza massima di 15,3 metri con una dimensione media di 10,5 metri.
Le mascelle potevano esercitare una forza di morso da 78.000 a 89.000 N, anche se alcuni studi propongono fino a 108.000 N per alcuni esemplari colossali; la pressione mascellare era di 500 kg/cm². Con questi parametri, la forza mascellare del Megalodonte è la più potente che sia mai esistita. I loro denti erano molto robusti, adatti ad afferrare la preda e spezzarne le ossa.
Vi fu una prima apparente descrizione del megalodonte nel 1881 ad opera del naturalista e paleontologo italiano Roberto Massimo Lawley, che lo classificò come Selache manzonii.
La classificazione è oggetto di dibattito scientifico tra gli esperti. In passato questo animale è stato classificato nel genere Carcharodon, come l'attuale squalo bianco. Nel 1995 fu proposto il nuovo genere Carcharocles (appartenente alla famiglia Otodontidae) e molti Wiki Italianopaleontologi ora appoggiano quest'ultima teoria.
La scoperta di fossili assegnati al genere Megalolamna nel 2016 portò alla rivalutazione del genere Otodus, ora considerato parafiletico (cioè facente parte di un gruppo con un ultimo antenato comune, ma senza includere tutti i suoi discendenti). L'inclusione degli squali Carcharocles in Otodus avrebbe reso il genere monofiletico insieme a Megalolamna, che risulterebbe essere il diretto sister-taxon.
Quello considerato il parente stretto del più noto, e tuttora vivente, è il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), soprattutto per la notevole somiglianza nella forma e nella struttura dei denti. Tuttavia, un numero crescente di ricercatori sta mettendo in discussione questo legame, abbracciando l'ipotesi che sia invece l'evoluzione convergente il motivo per cui squalo bianco e C. megalodon abbiano una dentatura tanto simile. In ogni caso, l'aspetto e le dimensioni del C. megalodon sono ricostruiti a partire da questa somiglianza.
Questo cladogramma illustra le relazioni tra il megalodonte e gli altri squali, incluso il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias):
Lamniformes |
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Sebbene i più antichi resti di megalodonte risalgano all'Oligocene superiore e siano datati circa 28 milioni di anni fa, altre specie in competizione continuarono ad esistere anche dopo la sua evoluzione, tra i 16 e i 23 milioni di anni. Si ritiene che il megalodonte si sia estinto verso la fine del Pliocene, probabilmente circa 2,6 milioni di anni fa; i denti di megalodonte risalenti al Pleistocene, più recenti di 2,6 milioni di anni, sono considerati reperti inaffidabili.
Il megalodonte è adesso considerato membro della famiglia Otodontidae, genere Carcharocles, in opposizione alla precedente classificazione nella famiglia Lamnidae, genere Carcharodon. La classificazione del megalodonte nel genere Carcharodon fu dovuta alle somiglianze dentali con il grande squalo bianco, ma la maggioranza degli esperti ora concorda che ciò si debba ad una convergenza evolutiva, come già esposto. In questo modello, il grande squalo bianco è più imparentato con lo squalo Isurus hastalis che con il megalodonte, come si può evincere dalle somiglianze fra i denti di queste due specie; i denti del megalodonte hanno dentellature più fini di quelle dei denti del grande squalo bianco. Il grande squalo bianco è più strettamente imparentato anche con lo squalo mako del genere Isurus, avendo con questi un ultimo antenato comune circa 4 milioni di anni fa.
A causa dei resti frammentari, ci sono molte stime contraddittorie sulle dimensioni del megalodonte, che possono essere ricavate solo da denti fossili e vertebre. Anche per questo, il grande squalo bianco è alla base della sua ricostruzione e stima delle dimensioni, poiché è considerato il migliore analogo del megalodonte.
Le dimensioni dei fossili ritrovati (per lo più denti lunghi fino a 17 cm, anche se pare siano stati ritrovati denti di 20 cm) fanno pensare ad un animale la cui lunghezza avrebbe potuto raggiungere i 16 metri; i biologi marini Patrick J. Schembri e Stephen Papson ipotizzarono negli anni 90 che il C. megalodon avrebbe potuto raggiungere una lunghezza massima di 24-25 m.
Le stime sul peso indicano che potesse raggiungere le 30-35 tonnellate ma per alcuni esemplari si potevano forse raggiungere le 50 tonnellate. Basandosi sul metabolismo dello squalo bianco, si pensa che il C. megalodon avesse bisogno di mangiare in media un quinto del suo peso ogni giorno, 8 tonnellate di carne. Possedeva un'apertura della mascella superiore ai 2 metri e pare che la sua dieta potesse includere anche le grandi balene, come la caperea (ancora esistente).
Nessun altro pesce possedeva un morso potente come il suo, forse nemmeno Dunkleosteus. Si stima che la pressione esercitata potesse superare i 102.000 N ovvero 10.000 kg forza, il doppio del tirannosauro. Sarebbe stato sufficiente per schiacciare una piccola auto, esercitando una pressione di 500 kg/cm². Solamente i coccodrilli superavano questa forza, con alcuni esemplari in grado di mordere con una pressione di 444.000 N per 5000 kg/cm².
Da alcuni siti anomali di ritrovamento sulle coste orientali degli Stati Uniti d'America e nei Caraibi si è ipotizzato che le femmine di C. megalodon partorissero le loro "uova" in baie protette, con acque particolarmente basse; solo quando i piccoli raggiungevano dimensioni ragguardevoli si avventuravano in mare aperto.
Il C. megalodon era un predatore diffuso in tutti gli oceani dalle latitudini più meridionali a quelle più settentrionali; adatto a più ambienti e più climi (ma tendenzialmente prediligendo quelli caldi e temperati); probabilmente preferiva le zone relativamente costiere, in cui era facile incontrare i grossi mammiferi marini di cui certamente si nutriva (impronte di morsi, rinvenute su resti ossei fossilizzati, anche rimarginate, tenderebbero a confermarlo).
Reperti sono però stati rinvenuti anche in zone di mare aperto o in giacimenti situati in piccole isole remote dell'Oceano Pacifico e dell'Oceano Indiano. Va però aggiunto che era, con ogni probabilità, un predatore specializzato nella caccia a poca profondità.
Il miocene è stato il periodo di massima diversificazione dei cetacei di grossa taglia (20 generi di balene contro i 6 attuali), ed ha conosciuto anche una grande diffusione di altre possibili prede (dugonghi e grossi sirenidi, tartarughe marine, pinnipedi di grossa taglia, pinguini di grossa taglia, altri squali predatori, squali balena, tonni); nelle acque fredde abbondavano gli antenati dell'attuale orca, in quelle calde invece regnavano i C. megalodon.
Alcuni Wiki Italianocriptozoologi affermano che il C. megalodon potrebbe essersi estinto più di recente, o essere addirittura sopravvissuto fino ai giorni nostri. Mentre la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che il C. megalodon si sia ormai estinto, l'idea di una colonia ancora vivente di questi mega squali ha stimolato l’opinione pubblica, ma gli indizi a supporto sono scarsi e ambigui.
I sostenitori della sopravvivenza del megalodonte citano il ritrovamento di due denti da parte dell'HMS Challenger per i quali è stata proposta la datazione a 24.000 e a 11.000 anni fa, in base alla stima del tempo impiegato dall'accumulazione del manganese sugli stessi. Tuttavia è possibile che i denti provenissero da un deposito pliocenico e siano per erosione finiti in uno strato più recente e si siano fossilizzati molto tempo prima di incrostarsi di manganese. Altri esperti ritengono che queste stime siano sbagliate, ed affermano che l'ipotesi di un C. megalodon post-Pliocene sia errata, dal momento che si basano su test e metodologie datate e non più affidabili. È stato fatto presente inoltre che il C. megalodon era un predatore che viveva lungo le coste, e che quindi pensare che ci siano esemplari sopravvissuti in acque profonde è veramente difficile.
Alcuni avvistamenti relativamente recenti di grandi creature simili a squali sono stati interpretati come avvistamenti di C. megalodon sopravvissuti, ma queste testimonianze sono abbagli dovuti all'avvistamento di squali elefante o squali balena o di altri grandi animali. Un famoso esempio è quello riportato dallo scrittore Zane Grey. È possibile, ma improbabile, che alcuni di questi avvistamenti siano dovuti a squali bianchi di dimensioni enormi.
Trattandosi di uno dei più grandi squali che siano mai esistiti, il Megalodonte ha ottenuto una notevole fama tra gli animali marini preistorici, comparendo in moltissimi media e venendo numerose volte rappresentato in modi diversi, tra cui:
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