Berlingaccio è una festa che si celebra a Firenze e nei comuni limitrofi il giovedì grasso ovvero il giovedì precedente l'ultimo giorno di carnevale.
Berlingaccio deriva da berlengo, ‘tavola da pranzo o da gioco’ a sua volta dall'antico francese brelanc o berlenc e questo dal francone *brëdling ‘assicella’. L'etimo germanico è sicuro, ma si può ipotizzare anche un prestito diretto dall'antico alto tedesco o dal longobardo.
Oltre alla schiacciata alla fiorentina che comunque è dedicata più a tutto il periodo carnevalesco in genere, il dolce tipico di questa festa è il berlingozzo. Dedicato a tale festa anche una maschera con lo stesso nome e un verbo, berlingare, con il significato di divertirsi e spassarsela a tavola (citato da poeti cinquecenteschi). Per sottolineare la voglia e, in un certo senso, l'obbligo di fare festa e di abbuffarsi con qualsiasi tipo di cibo e bevanda, è d'uso il detto «per Berlingaccio chi non ha ciccia ammazzi il gatto, chi non ha il gatto ammazzi il cane, ecco fatto il carnevale!». Testimonianze della festa [1] si sono ritrovate in alcuni documenti fiorentini del 1416/1417. Benedetto Varchi nell'opera L'Ercolano cita il berlingaccio come «È berlingaccio quel giovedì, che va innanzi al giorno del carnesciale, che i Lombardi chiamano la giobbia grassa».
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