Shardana

Gli Shardana, o più correttamente Sherdana, (anche Sherden) erano una delle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., appartenenti alla coalizione dei popoli del Mare; la loro presumibile identificazione con gli antichi Sardi è al momento oggetto di dibattito archeologico.

Shardana Disambiguazione – Se stai cercando l'album di Enigma, vedi Shardana (Enigma).
Shardana Voce principale: Popoli del mare.
M8G1D21
Z1
D47
G1
N35
G1
T14
N25
Sherdana
in geroglifici

Pronuncia della parola Šrdn/Srdn-w

Shardana 
Guardie Sherden di Ramses II nel tempio di Abu Simbel, disegno di Ippolito Rossellini

La reale pronuncia, o perlomeno quella che si avvicina di più alle attestazioni antiche, è Sherdana e non Shardana, che è una vocalizzazione artificiale. I documenti egizi di età amarniana, relativi alla XVIII dinastia egizia, dunque i primi che citano questa popolazione, non davano la possibilità di vocalizzare compiutamente la parola, infatti essa risultava scritta esclusivamente con le consonanti ŠRDN. Questo perché la scrittura geroglifica egizia è formata da ideogrammi, i quali, con il determinativo (un logogramma che seguiva la parola che doveva essere scritta e ne riassumeva il significato), compongono la parola desiderata, ma lo fanno indicando solo le consonanti. Pertanto, il termine egizio che comunemente si è soliti indicare foneticamente con Šardana è inesistente o, comunque, non siamo assolutamente in grado di sostenere che esso sia corretto.

La pronuncia Sherdana ci è invece confermata dai testi ugaritici rinvenuti nell'omonima città di Ugarit, nell'odierna Siria, distrutta proprio durante le invasioni dei Popoli del Mare. Infatti mentre i geroglifici egizi, come già detto, non hanno vocali, la lingua accadica ne utilizzava ben tre: la a, la e/i e la o/u. Queste vocali erano inconfondibili tra di loro, e nel caso fossero state sostituite da vocali appartenenti ad altri gruppi la parola modificata avrebbe cambiato totalmente il suo significato. Oltre al carattere prettamente linguistico, ci sono delle integrazioni anche da parte dell’onomastica. Infatti, grazie ai testi giunti sino a noi, si è potuto constatare che i soldati Sherdana in Egitto utilizzavano nomi propri egizi, mentre nella città di Ugarit i loro nomi erano siriani. Nei testi ugaritici la parola che indicava questa popolazione, o comunque i gruppi mercenari di questa etnia, era scritta come Šerdana, con la prima vocale e/i e non a, perché, come anticipato, una sostituzione di vocale avrebbe mutato completamente il significato della parola.

Fonti antiche

La più antica menzione del popolo chiamato Šrdn/Srdn-w, più comunemente detto Sereden o Sherden, si trova nelle lettere di Amarna, corrispondenze fra Rib-Hadda di Biblo e il faraone Akhenaton, databili al 1350 a.C. circa. In questo periodo appaiono già come pirati e mercenari, pronti ad offrire i loro servizi ai signori locali.

Shardana 
Gli Sherdana e i Peleset rappresentati a Medinet Habu durante la battaglia del Delta del Nilo.

Nel 1278 a.C., Ramses II si accordò con gli Sherden che avevano tentato di saccheggiare le coste egizie assieme ai Lukka (L'kkw, forse identificabili in seguito con i Lici) e i Shekelesh (Šqrsšw) dopo uno scontro navale lungo le coste del Mediterraneo (nei pressi del Delta Egiziano). Il faraone successivamente venne protetto e controllato da questi guerrieri posti a sua guardia personale.

Un'iscrizione di Ramses II, incisa in una stele ritrovata a Tanis, descrive le loro incursioni e il pericolo costante che la loro presenza portava alle coste egiziane:

«I ribelli Sherdana che nessuno ha mai saputo come combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra, nessuno è mai riuscito a resistergli»

Shardana 
Sherdana e un Peleset prigionieri di Ramses III, Medinet Habu

Gli Sherden sono poi citati nell'iscrizione di Qadesh, dove è riportato che 520 Sherden fecero parte della guardia personale del faraone nella battaglia di Qadesh fra Egizi ed Ittiti. Gli Sherden facenti parte della guardia reale sono rappresentati con il tipico elmo cornuto sul quale è presente nel mezzo una sorta di sfera o palla, lo scudo è tondo mentre le spade in dotazione sono del tipo Naue II.

Anni dopo, una seconda ondata di "Popoli del mare", e tra essi anche gli Sherden, venne accolta dal figlio di Ramses II, Merenptah. In seguito Ramses III venne impegnato in un'importante battaglia con gli stessi, il cui resoconto è raffigurato presso il tempio di Medinet Habu a Tebe. Gli Sherden vennero quindi arruolati nell'esercito del faraone:

«I Sherdana e i Wešeš del mare fu come se non esistessero, catturati tutti insieme e condotti prigionieri in Egitto, come la sabbia della spiaggia. Io li ho insediati in fortezze, legati al mio nome. Le loro classi militari erano numerose come centinaia di migliaia. Io ho assegnato a tutti loro razioni con vestiario e provvigioni dai magazzini e dai granai per ogni anno»

Shardana 
Ipotetica distribuzione dei Popoli del mare nella Cananea (Ugas 2016)

Un'opera egizia redatta intorno al 1100 a.C., l'onomastico di Amenemope, documenta la presenza degli Sherden nel Levante. Dopo la sconfitta subita da parte del faraone Ramses III, infatti, questi ultimi, insieme ad altri "Popoli del mare", sarebbero stati autorizzati a stanziarsi in tale territorio, comunque sottoposto al dominio egiziano.

In particolare, il territorio occupato dagli Sherdana sarebbe sostanzialmente quello indicato dalla Bibbia come appartenente alla tribù israelitica di Zabulon, dove compare anche un centro abitato denominato Sarid (Giosuè, 10 e 12); secondo un'altra interpretazione i loro domini nell'area erano invece ben più ampi.

La presenza degli Sherdana in Medio e Alto Egitto in varie colonie è attestata in alcune fonti papiracee del regno di Ramses V e di Ramses XI. È ipotizzabile che alla fine dell'età ramesside gli Sherdana si siano gradualmente amalgamati alla popolazione egizia, con conseguente perdita del loro status di mercenari alla fine dell'età libica.

Area di origine ed eventuale dispersione degli Sherdana nel Mediterraneo

Il problema dell'area di origine o di eventuale destinazione del popolo degli Sherdana sorse a partire dal XIX secolo. Nessuna menzione certa degli Sherdana è mai stata rinvenuta in documenti greci o ittiti, fatto che complica il lavoro degli studiosi. Nel corso dei decenni sono state proposte varie ipotesi, fra le quali due sono quelle più ricorrenti:

L'egittologo Giacomo Cavillier (a capo del progetto Sherdana del Centro Studi Champollion) sulla base dei dati raccolti in Egitto ritiene che allo stato attuale delle ricerche (2008) non sia possibile teorizzare origine e destinazione delle genti Sherdana, stante la loro caratteristica di interagire con alcune delle principali aree culturali del Vicino Oriente come Antico Egitto, Siria, Fenicia, popoli dell'Egeo e, gradualmente, di assimilarne le peculiarità per poter sopravvivere.

Tesi della provenienza sarda

Shardana 
Bronzetto sardo raffigurante un guerriero equipaggiato con scudo tondo, elmo cornuto e gonnellino.

L'archeologo Antonio Taramelli, scopritore di molti siti di varie epoche in Sardegna, e autore di ricerche che furono determinanti per la conoscenza dei riti funerari sardi nuragici e prenuragici, era un convinto sostenitore della provenienza occidentale degli Shardana. Scrisse infatti:

«Ma io ritengo che le conseguenze della nostra osservazione sulla continuità degli elementi eneolitici in quelli della civiltà nuragica abbiano una portata maggiore di quella veduta dal collega mio; che cioè la civiltà degli Shardana siasi qui elaborata completamente, dai suoi germi iniziali, sia qui cresciuta, battagliera, vigorosa, e che lungi dal vedere nella Sardegna l'estremo rifugio di una razza dispersa, inseguita, come una fiera fuggente, dall'elemento semitico che venne qui ad azzannarla e a soggiogarla, noi dobbiamo vedere il nido donde essa spiegò un volo ardito, dopo aver lasciato una impronta di dominio, di lotta, di tenacia, sul suolo da lei guadagnato alla civiltà.»

L'archeologo australiano Vere Gordon Childe, rifacendosi anche alle ricerche di Taramelli , nella sua opera The Bronze Age (1930) notò che:

(EN)

«In the nuragic sanctuaries and hoards we find an extraordinary variety of votive statuettes and models in bronze. Figures of warriors, crude and barbaric in execution but full of life, are particularly common. The warrior was armed with a dagger and bow-and-arrows or a sword, covered with a two-horned helmet and protected by a circular buckler. The dress and armament leave no doubt as to the substantial identity of the Sardinian infantryman with the raiders and mercenaries depicted on Egyptian monuments as "Shardana". At the same time numerous votive barques, also of bronze, demonstrate the importance of the sea in Sardinian life.»

(IT)

«Nei santuari e nei tesori nuragici troviamo una straordinaria varietà di statuette votive e modelli in bronzo. Figure di guerrieri, crude e barbariche nella loro esecuzione ma piene di vita, sono particolarmente comuni. Il guerriero era armato con un pugnale e con arco e frecce o con una spada, coperto da un elmo con due corna e uno scudo circolare. L'abbigliamento e l'equipaggiamento non lasciano dubbi sulla sostanziale identità tra i fanti sardi e i corsari e mercenari rappresentati nei monumenti egizi come "Sherdana". Allo stesso tempo numerose barchette votive, anch'esse in bronzo, dimostrano l'importanza del mare nella vita della Sardegna.»

L'italiano Massimo Pallottino, a proposito dell'accostamento fra Sherdana e Sardi nuragici, scrive:

«Un'eventuale partecipazione dei Sardi ai sommovimenti etnico-politici dello scorcio del millennio, onde ebbero fine il sistema dei grandi regni orientali e la civiltà egea, quale sarebbe indicata dalla possibile ma tuttavia incerta testimonianza dei documenti relativi ai Sherdani (ed anche dalla leggenda riecheggiante in Simonide circa una guerra tra i Sardani e i Cretesi), potrebbe almeno inizialmente inquadrarsi nell'ambito dei rapporti tra gli abitatori dell'isola e i Libici, che sappiamo nel XIII secolo coalizzati con i popoli dell'Egeo contro l'Egitto.»

Lo stesso, circa l'ipotesi di una colonizzazione dell'isola da parte di popolazioni orientali nella tarda età del bronzo, afferma:

«Benché tale ipotesi sia stata più volte affacciata, mancano assolutamente le prove. Il quadro delle conoscenze attuali ci orienterebbe anzi ad escluderla in maniera piuttosto decisa»

Giovanni Lilliu, pur non addentrandosi in profondità sull'argomento, constatò che:

«I secoli nei quali si svolgono le vicende dei Sherdanw e dei confederati, che vogliono espandersi per contrastare l'egemonia della potenza faraonica, sono quelli che vedono le comunità nuragiche guidate dai loro principi toccare il massimo splendore nell'architettura e sviluppare un consistente e organizzato vivere civile, economicamente prospero.»

Shardana 
Spade tipo "Sant'Iroxi" rinvenute a Decimoputzu (CA), analoghe a quelle raffigurate nei bassorilievi egizi.

Più recentemente (2005 e 2016) l'archeologo Giovanni Ugas ha riproposto l'identificazione degli Sherdana, descritti come "il popolo delle isole che stanno in mezzo al grande verde", con le popolazioni sardo-nuragiche, in particolare con la tribù degli Iolei/Iliensi (Sherden=Iolei-Eraclidi?) dimoranti nel centro-sud dell'isola, secondo uno scenario suggerito anche da Fulvia Lo Schiavo.

Ugas diresse gli scavi della cosiddetta "Tomba dei guerrieri" di Decimoputzu (CA) dove furono rinvenute 13 spade in rame arsenicale a lama triangolare, analoghe a quelle raffigurate nei bassorilievi egizi e datate al 1600 a.C. circa (facies omonima di Sant'Iroxi, cultura di Bonnanaro), cioè a un'epoca precedente all'apparizione degli Sherdana in oriente.

Ugas ha inoltre collaborato con l'archeologo Adam Zertal, il quale sostiene che il sito israeliano di El-Ahwat, che presenterebbe alcuni parallelismi con i nuraghi, sia stato edificato dai Sardi. Più recenti interpretazioni e verifiche (una fra tutte quella di Israel Finkelstein), tuttavia, hanno messo in dubbio l'attribuzione del sito di El-Ahwat agli Sherdana e persino la sua datazione, ritenendolo un complesso di epoca tarda; inoltre le tracce Sherdana su questa "guarnigione" faraonica apparirebbero piuttosto esigue né riscontrabili in altri siti della Valle del Nilo. Bar Shay, archeologo dell'Università di Haifa, ha invece recentemente confermato tale connessione, ritenendo che l'architettura del sito non abbia alcun parallelo con quella di altri luoghi differenti dalla Sardegna e della sua cultura Shardana.

(EN)

«When you look at plans of sites of the Shardana in Sardinia, in the second millennium BCE, throughout this entire period, you can see wavy walls, you can see corridors... you can see high heaps of stones, which were developed into the classical nuraghic culture of Sardinia. The only good architectural parallels are found in Sardinia and the Shardana culture.»

(IT)

«Quando si osservano le planimetrie dei siti degli Shardana in Sardegna, nel II millennio a.C., durante tutto questo periodo, si possono vedere pareti ondulate, si possono vedere corridoi... si possono vedere alti cumuli di pietre, che si sono sviluppati nella cultura nuragica classica della Sardegna. Gli unici buoni parallelismi architettonici si trovano in Sardegna e nella cultura Shardana»

Un altro apparente esempio di architettura nuragica al di fuori della Sardegna sarebbe il pozzo sacro di Gărlo scoperto nei pressi di Sofia (anticamente Sardica) in Bulgaria, simile al pozzo sacro di Funtana Coberta di Ballao (SU) e secondo Ugas ricollegabile agli Sherdana.

Shardana 
Statuina da Enkomi, Cipro. Ai suoi piedi è raffigurato un lingotto a pelle di bue

Altri elementi a favore della tesi che propugna la provenienza occidentale degli Sherdana sono costituiti dal rinvenimento di ceramiche di produzione sarda nell'Egeo e nel Mediterraneo orientale, in particolare nei siti di Tirinto, Kommos, Pyla-Kokkinokremnos e Hala Sultan Tekke, sull'isola di Cipro e a Minet el-Beida, presso Ugarit. Renato Peroni suggerisce che tali produzioni vascolari (note con il nome di Barbarian Ware), data la scarsa qualità, non siano prodotti di importazione ma ceramiche fabbricate sul luogo da piccoli gruppi allogeni di guerrieri e artigiani provenienti dalla Sardegna e dall'Italia.

La navigazione dei Sardi verso quell'area del Mediterraneo, in particolare verso Creta, sarebbe inoltre citata in talune antiche fonti greche (la guerra portata dai Sardi contro Creta e il mito di Talos, contenente riferimenti alla Sardegna).

Lo storico americano Robert Drews sostiene che gli uomini nuragici che vivevano nelle vicinanze del golfo di Cagliari, frequentato nell'età del bronzo da mercanti micenei e orientali, furono stimolati ad emigrare dall'isola come guerrieri per migliorare il proprio tenore di vita nei ricchi regni del mediterraneo orientale.

Nel 2002 il giornalista Sergio Frau ha pubblicato il libro "Le Colonne d'Ercole. Un'inchiesta", in cui avvalora la tesi della provenienza sarda dei "popoli del mare" a seguito di un maremoto che distruggendo i territori meridionali della Sardegna provocò l'allontanamento dall'isola di gran parte della sua popolazione. Tale ipotesi è stata tuttavia rifiutata dagli accademici dell'università cagliaritana.

La tesi della provenienza sarda, e in particolare gli studi di Giovanni Ugas, sono stati recentemente ripresi anche da Sebastiano Tusa, nell'ultimo libro da lui scritto e nelle presentazioni dello stesso, e da Carlos Roberto Zorea, dell'Università Complutense di Madrid.

Shardana 
Testa di guerriero da Alà dei Sardi

Anche l'archeologo cipriota Vassos Karageorghis ha sostenuto la corrispondenza degli Shardana con il popolo nuragico, e l'importanza del loro ruolo in luoghi come la città di Tell Kazel in Siria.

(EN)

«It is most probable that among the Aegean immigrants there were also some refugees from Sardinia. This may corroborate the evidence from Medinet Habu that among the Sea Peoples there were also refugees from various part of the Mediterranean, some from Sardinia, the Shardana or Sherden. [...] It is probable that these Shardana went first to Crete and from there they joined a group of Cretans for an eastward adventure»

(IT)

«È molto probabile che tra gli immigrati dell'Egeo ci fossero anche alcuni rifugiati dalla Sardegna. Ciò potrebbe corroborare le prove di Medinet Habu riguardo al fatto che tra i Popoli del Mare ci fossero anche profughi provenienti da varie parti del Mediterraneo, alcuni dalla Sardegna, gli Shardana o Sherden. [...] È probabile che questi Shardana andarono prima a Creta e da lì si unirono a un gruppo di cretesi per un'avventura verso est.»

Secondo l'archeologo americano Malcolm H. Wiener "è probabile che alcuni dei Popoli del Mare siano partiti dalla Sardegna, dalla Sicilia, dall'Italia o dai Balcani. La Sardegna è stata a lungo vista come una probabile o possibile patria degli Sherdana alla luce della somiglianza nei nomi e nelle raffigurazioni egiziane di elmi somiglianti a quelli rinvenuti in Sardegna" mentre per l'archeologo austriaco Reinhard Jung "l'ipotesi di un collegamento tra Šardana e i sardi nuragici è antica quanto l'archeologia, ma finora non è stata dimostrata". (2017)

Tesi della provenienza medio-orientale

Gaston Maspero teorizzò un'origine anatolica, ed in particolare da Sardi, città della Lidia, per gli Shardana, che furono poi, secondo l'egittologo francese, costretti a migrare ad occidente (non prima di aver assalito l'Egitto) a causa delle invasioni dei popoli balcanici dei Frigi, dei Bitini e dei Traci.

Margaret Guido negli anni sessanta e Nancy Sandars negli anni settanta hanno ipotizzato, invece, che gli Sherdana, provenienti da oriente, si siano insediati in Sardegna nel XIII secolo a.C. circa, sovrapponendosi alle popolazioni nuragiche. Per Guido essi erano originari della Ionia, regione costiera dell'Anatolia, mentre per la Sandars:

(EN)

«(Shardanas)... came originally from northern Syria, and that after the attack on Ramesses III's Egypt they stayed for a time in Cyprus, perhaps they arriving there with the refugees from Ugarit. From Cyprus they, or part of them, found their way to Sardinia to which Island they gave the name.»

(IT)

«(Gli Sherdana)... originariamente provenivano dalla Siria settentrionale, e dopo l'attacco all'Egitto di Ramses III sono rimasti per un certo tempo a Cipro, ivi probabilmente giunti con i profughi di Ugarit. Da Cipro essi, o parte di essi, si diressero verso la Sardegna, alla quale isola diedero il nome.»

Shardana 
Bronzetto sardo raffigurante una navicella con protome animale.

L'orientalista Giovanni Garbini, infatti, sottolinea il rinvenimento di ceramica micenea del tipo III C (submicenea) nei siti tradizionalmente distrutti dai Popoli del Mare nel corridoio siro-palestinese.

Ciò gli fa ritenere che questi popoli, compresi gli Sherdana, pur non essendo tutti originari della Grecia facessero parte di un Commonwealth greco-miceneo, condividendone la tipologia della ceramica. Tale circostanza - secondo Garbini - costituirebbe un consistente indizio archeologico, per individuare l'espansione dei Popoli del mare nel bacino del Mediterraneo, in particolare quando i ritrovamenti della ceramica del tipo miceneo III C, all'analisi neutronica, si rivela non importata ma prodotta sul posto.

L'orientalista italiano ritiene che, successivamente al loro insediamento in Israele, almeno una parte degli Sherdana, insieme a gruppi di Filistei, si sia stanziato in Sardegna, soprattutto nel litorale sud-occidentale, dove è emerso un consistente numero di reperti di ceramica submicenea (XI-XII secolo a.C.).

Risalirebbe quindi a tale epoca la denominazione attuale dell'isola, derivante dal nome degli Sherdana.

L'archeoastronomo Mauro Peppino Zedda condivide il parere di Giovanni Garbini, escludendo un'identificazione degli Sherdana con i costruttori dei nuraghi, in quanto nel 1200 a.C. molti nuraghi furono abbandonati e attorno ad altri si edificarono villaggi, utilizzando parte di essi come materiale da costruzione. Secondo Zedda, gli Sherdana (e i Filistei), giunti in Sardegna dall'area egeo-anatolica, si sarebbero insediati in particolare a Caralis, Nora, Bithia e Sulci, ed in seguito a Neapolis, Tharros e Bosa, lasciando il resto dell'isola agli Iliensi, ai Corsi e ai Balari. Effettivamente, uno studio particolareggiato condotto su 632 esemplari dei bronzetti sardi cui faceva riferimento il Childe ha individuato attorno al XII-XI sec. a.C. l'epoca dell'apparizione di tali oggetti nell'isola, cioè successivamente al periodo che Zedda definisce più propriamente "nuragico".

Le indagini di archeogenetica, non hanno tuttavia individuato alcun flusso migratorio di origine mediorientale verso la Sardegna durante l'età del bronzo.

Altre ipotesi

Shardana 
Shardana a Medinet Habu

Altri studiosi hanno preferito assegnare un'origine illirica oppure caucasica agli Shardana.

Fritz Schachermeyr sostenne che i Popoli del mare provenissero dall'Illiria. In particolare gli Shardana sarebbero riconducibili alla tribù dei Sardeates della Dalmazia. Successivamente sarebbero migrati in Sardegna a cui diedero il nome.

Note

  • ^ Giovanni Ugas (2006), p.255.
  • ^ Claudia Pau, Antonio Ruiz Parrondo - Le spade del Bronzo antico e medio della Sardegna e del sud-est spagnolo: analogie, differenze e possibile derivazione dai pugnali campaniformi
  • ^ Finkelstein, I. and Piasetzky, E. 2007. Radiocarbon Dating and Philistine Chronology with an Addendum on el-Ahwat. Ägypten und Levante: Internationale Zeitschrift für ägyptische archäologie und deren nachbargebeite Vol. 17.
  • ^ (EN) Archaeological site could cast light on life of Biblical Villain Sisera, su The Jerusalem Post | JPost.com, 27 novembre 2019. URL consultato il 28 giugno 2022.
  • ^ Giovanni Ugas: Shardana nel Mediterraneo, su sardiniapoint.it. URL consultato il 24 ottobre 2023.
  • ^ Ceramiche. Storia, linguaggio e prospettive in Sardegna Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive. - pg.34
  • ^ Gale, N.H. 2011. ‘Source of the Lead Metal used to make a Repair Clamp on a Nuragic Vase recently excavated at Pyla-Kokkinokremos on Cyprus’. In V. Karageorghis and O. Kouka (eds.), On Cooking Pots, Drinking Cups, Loomweights and Ethnicity in Bronze Age Cyprus and Neighbouring Regions, Nicosia.
  • ^ Observations on the Pottery of the 2014-2019 Campaigns, su academia.edu. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  • ^ Renato Peroni, L'Italia alle soglie della storia, 2004, pp.285-286
  • ^ Paola Ruggeri - Talos, l'automa bronzeo contro i Sardi: le relazioni più antiche tra Creta e la Sardegna (PDF), su eprints.uniss.it. URL consultato il 10 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  • ^ Circolo culturale e archeologico Aristeo: Talos
  • ^ Robert Drews, The end of the bronze age, changes in warfare and the Catastrophe c.a 1200 b.C., Princeton, 1993 p.218-219
  • ^ Università degli studi di Cagliari, Rassegna Stampa di domenica 23 gennaio 2005
  • ^ Sebastiano Tusa, I popoli del Grande Verde : il Mediterraneo al tempo dei faraoni, Ragusa, Edizioni Storia e Studi Sociali, 2018, ISBN 9788899168308, OCLC 1032289388.
  • ^ Shardana  Presentazione del libro "I Popoli del Grande Verde" di Sebastiano Tusa presso il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo della Sapienza di Roma, 21 marzo 2018, a 12 min 12 s.
  • ^ (EN) Carlos Roberto Zorea, Sea peoples in Canaan, Cyprus and Iberia (12th to 10th centuries BC) (PDF), 2021.
  • ^ Giovanni Ugas (2016), p.17.
  • ^ Margaret Guido, The Sardinians, Thames Books: People and Places, 1963
  • ^ Nancy K. Sandars, The Sea Peoples, Thames and Hudson, London, 1978
  • ^ Giovanni Garbini, I Filistei. Gli antagonisti di Israele, Rusconi, Milano, 1997, pp. 52-55
  • ^ Giovanni Garbini, cit., p. 27 e succ.ve
  • ^ Giovanni Garbini, cit., p. 59 e succ.ve
  • ^ Giovanni Garbini, cit., p. 33
  • ^ Mauro Peppino Zedda, Archeologia del paesaggio nuragico, Agorà nuragica, Cagliari, 2009, p. 338 e succ.ve
  • ^ Ralph Araque Gonzalez, Sardinian bronze figurines in their Mediterranean setting, Praehistorische Zeitschrift 2012
  • ^ Marcus et al., Genetic history from the Middle Neolithic to present on the Mediterranean island of Sardinia, su nature.com.
  • ^ Daniel M. Fernandes et al., The spread of steppe and Iranian-related ancestry in the islands of the western Mediterranean, in Nature Ecology & Evolution, vol. 4, 2020, pp. 334–345. URL consultato il 3 febbraio 2022.
  • ^ Giovanni Ugas (2016), pp.17-18.
  • ^ Giovanni Ugas (2016), p.21.
  • Bibliografia

    Voci correlate

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