Codice Ipaziano

Il codice ipaziano, noto anche come cronaca ipaziana, codice d'Ipazio o codice d'Ipatiev (in russo Ипатьевская летопись?, Ipat'evskaja letopis'; in ucraino Іпатіївський літопис?, Ipatiïvs'kyi litopys; in latino Codex Hypatianus), è una raccolta di tre cronache copiata intorno al 1420.

Costituisce una delle testimonianze letterarie più importanti sugli eventi storici verificatisi in Europa orientale nel basso Medioevo.

Codice ipaziano
Titolo originaleИпатьевская летопись
Codice Ipaziano
Autoreignoto
1ª ed. originale852-1292
Generepoesia
Lingua originaleSlavo ecclesiastico antico

Analisi dell'opera

Ripartito in Cronaca degli anni passati (storia della Rus' di Kiev fino al 1110), Cronaca di Kiev (dal 1110 al 1200) e Cronaca di Galizia e Volinia (dal 1201 al 1292), il codice Ipaziano si è rilevato particolarmente funzionale per ricostruire le vicende storiche verificatesi nel sud della Rus' di Kiev e delle popolazioni dei territori che vivevano nelle odierne Moldavia e Ucraina dall'852, primo anno citato nell'opera, quando Hoskuld e Dyri partirono con un'armata alla volta di Bisanzio per assediarla e Oleg di Novgorod espugnò Kiev, fino al 1292. Vanno considerati anche sporadici riferimenti alla storia polacca e a quella del Granducato di Lituania. In totale si contano 407 fogli redatti intorno al 1425 da cinque copisti (secondo l'opinione del filologo Aleksej Šachmatov), probabilmente nella città di Pskov.

Ritrovamento

Il codice fu ritrovato a Kiev nel 1617: una copia fu trascritta nel 1621 dai monaci del monastero delle Grotte di Kiev, mentre l'originale andò di nuovo perduto fino a quando lo storico russo Nikolaj Karamzin lo trovò per la seconda volta nel XVIII secolo presso la biblioteca del monastero Ipat'ev a Kostroma.

Il codice raccoglie il secondo più antico manoscritto della Cronaca degli anni passati, dopo il codice Laurenziano. Compilato intorno al 1420 (ma vi è chi propone datazioni anteriori), il manoscritto contiene molte informazioni tratte dalle cronache galiziane del XII e XIII secolo andate perdute.

Dal 1810, il codice è conservato presso la Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo. Le cronache che lo compongono sono scritte in slavo ecclesiastico antico con molti slavismi delle lingue orientali.

Note

Altri progetti

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