Cagli (in antico Cale; Caj in dialetto gallo-piceno) è un comune italiano di 7 948 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche.
Cagli comune | |
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Veduta panoramica di Cagli | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Marche |
Provincia | Pesaro e Urbino |
Amministrazione | |
Sindaco | Alberto Alessandri (lista civica Cagli futura) dal 26-5-2014 (2º mandato dal 27-5-2019) |
Data di istituzione | XII secolo |
Territorio | |
Coordinate | 43°32′49.2″N 12°38′50.28″E / 43.547°N 12.6473°E |
Altitudine | 276 m s.l.m. |
Superficie | 226,46 km² |
Abitanti | 7 948 (30-11-2023) |
Densità | 35,1 ab./km² |
Frazioni | Abbadia di Naro, Acquaviva, Ca' Bargello, Ca' Rio, Cerreto, Foci, Massa, Moria, Paravento, Pianello, Pieia, Secchiano, Smirra |
Comuni confinanti | Acqualagna, Apecchio, Cantiano, Fermignano, Fossombrone, Frontone, Gubbio (PG), Pergola, Pietralunga (PG), Piobbico, Urbania |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 61043 |
Prefisso | 0721 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 041007 |
Cod. catastale | B352 |
Targa | PU |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media) |
Cl. climatica | zona E, 2 295 GG |
Nome abitanti | cagliesi |
Patrono | san Geronzio, san Rainerio compatrono |
Giorno festivo | 9 maggio |
Motto | Callium fide et concordia sibi superstes |
Cartografia | |
Posizione del comune di Cagli nella provincia di Pesaro e Urbino | |
Sito istituzionale | |
L'ubicazione attuale della città è su un altopiano stretto dai fiumi Bosso e Burano confluenti al Metauro. Il comune risulta delimitato verso sud dai monti Catria, Petrano e Nerone e più a nord dal monte Paganuccio che, con il Pietralata, forma le scoscese pareti di calcare massiccio del Passo del Furlo. Dista 51 km da Fano in direzione di Roma. Dal punto di vista geologico, il territorio è stato studiato sin dall'Ottocento, in particolare da don Mariano Mariotti (1812-1876). Qui è stato rinvenuto l'ammonite Cagliceras (etimologicamente, Corno di Cagli), un fossile appartenente ai cefalopodi, proveniente dalle rocce calcaree di origine marina affioranti sui monti del circondario e risalenti al Giurassico inferiore, circa 175 milioni di anni fa.
Il toponimo Cagli deriva dall'antico nome latino di Cale, attraverso le forme tardolatine Callis e Callium. L'abitato altomedievale sorgeva però sul Colle della Banderuola a sud-ovest della città moderna.
Nel commentare i versi dell'Eneide di Virgilio, Servio Onorato spiegava "Cales civitates est Campaniae, nam in Flaminia est, quae Cale dicitur", e aggiungeva che nella provincia di Galizia un'altra città portava il nome di Cale.
All'atto della traslazione e rifondazione della città nel sito moderno (9 febbraio 1289), per volontà di papa Niccolò IV Cagli fu ridenominata Sant'Angelo Papale, ma nel corso dei secoli prevalse anche nei documenti ufficiali l'antico toponimo ormai modificato dall'evoluzione della lingua.
La città risulta di antica fondazione, come attestato dal ritrovamento di numerosi reperti tra i quali i bronzetti etruschi e italici del IV secolo a.C. scoperti in un santuario pagano nei pressi della città, e tra i quali figura la nota Testa di Cagli (testa di giovane con diadema) conservata nel museo archeologico nazionale delle Marche in Ancona. In epoca tardo-antica, era menzionata sia nell'Itinerarium Gaditanum di epoca traianea sia nel cosiddetto Antonini Itinerarium che riporta gli elenchi delle città e delle stationes poste lungo le principali vie dell'impero romano. Era a 147 miglia da Roma. Più tardi, nel IV secolo, Cale (tale era l'antico nome della città) figura nell'Itinerarium Burdigalense o Hiersolymitanum destinato a pellegrini che da Bordeaux si dirigevano verso la Terra santa e in quell'itineraria picta che è la Tabula Peutingeriana. Sempre nel IV secolo Servio Onorato, commentando l'Eneide di Virgilio, chiariva il possibile equivoco affermando "Cales civitates est Campaniae [l'odierna Calvi], nam in Flaminia est, quae Cale dicitur" e precisava che nella Galizia un'altra città portava, evidentemente a seguito della dominazione romana, il nome della Cale posta lungo la Flaminia.
Nel VI secolo, sotto il dominio bizantino, Cagli costituiva uno dei capisaldi della Pentapoli annonaria (insieme a Gubbio, Urbino, Fossombrone, Osimo e Jesi). Nell'atto di donazione del territorio delle due Pentapoli (la marittima e la annonaria o montana) e dell'Esarcato, redatto per il re dei franchi Pipino il Breve, nel 754, a favore di Santa Romana Chiesa, Cagli è indicata con l'appellativo di città.
Costituito nel XII secolo, il libero comune di Cagli, tra i cui podestà figurano gli Orsini, i Colonna, i Baglioni, i Gabrielli, i Montefeltro e i Tarlati, aveva assoggettato oltre 52 castelli snidando la nobiltà rurale e fronteggiando gli abati, senza sottrarsi a una politica aggressiva che portarono le armi delle sue milizie fin dentro i chiostri delle potenti abbazie. La sua espansione seguì i confini della giurisdizione della diocesi di Cagli, che in Greciano (IV secolo) annovera il suo primo vescovo.
Alla fine del XIII secolo, la politica territoriale comunale, che peraltro dovette sempre confrontarsi con le mire espansionistiche del limitrofo Comune di Gubbio, spesso frenate grazie alle alleanze strette con Perugia, fu indebolita dalla cruenta lotta intestina fra la fazione guelfa, che godeva della protezione di papa Niccolò IV e dell'intermediazione del cardinale Berardo Berardi, e quella ghibellina, appoggiata da Trasmondo Brancaleoni del feudo di Roccaleonella. Nel 1287 i ghibellini appiccarono un incendio al Palazzo del Comune e la città fu parzialmente distrutta dal fuoco. Nello stesso anno, un consistente gruppo di cagliesi di parte guelfa, fuggiti da Cagli, avrebbe trovato rifugio e accoglienza a Sassoferrato fondando il borgo di quella comunità.
Nel 1289 l'abitato fu traslata dalle propaggini di monte Petrano e ricostruito nel sottostante pianoro, inglobando gli edifici religiosi e civili preesistenti che ne costituivano il borgo. Lo straordinario progetto urbanistico della rifondazioni, attribuito da Maddalena Scoccianti ad Arnolfo di Cambio, era basato su ampie vie organizzate secondo una maglia ortogonale. Ben presto la città tornò ad essere un centro florido: in un registro di pagamento delle tasse alla Chiesa del 1312, sottoposto a revisione a seguito del forte calo demografico dovuto a una carestia, Cagli era composta da 1.528 famiglie corrispondenti a una popolazione compresa tra i 6.328 e i 7.119 abitanti. I termini di raffronto sono ricavabili in Fumantes Marchiae secundum antiquum Registrum Camere Romane ecclesie, databile al 1340, dove Pesaro annotata 2.500 fuochi mentre Fano ne conta 4.500. Poco dopo, nelle Constitutiones Aegidianae del 1357, Cagli figura tra le nove città magnae della Marca (insieme per l'odierna provincia di Pesaro, Fano e Fossombrone), che erano precedute nella classificazione da cinque città maiores, e seguite dalle ventidue mediocres, ventisei parvae, tredici minores e dai castra e terrae.
Anche se l'originario assetto urbanisticodovette essere in parte ripensato e non fu sempre rispettato fedelmente, come rammenta il giurista Bartolo da Sassoferrato quando asserisce che talune strade interne furono ristrette per questioni di difesa, la città entrava nel Rinascimento, condividendo la felice stagione urbinate, con la razionale e anticipatrice geometria del suo impianto urbanistico. Ciò, secondo la tesi di Bresciani Alvarez e Filippini, non dovette passare inosservato agli occhi di quanti animavano culturalmente la magnifica Corte del duca Federico da Montefeltro. Lo spunto a tale ipotesi nasce dall'osservazione che la celebre Città ideale, attribuita a Luciano Laurana su disegno di Leon Battista Alberti (conservata nella Galleria Nazionale delle Marche), presenta sullo sfondo un elemento paesaggistico dal profilo talmente caratterizzato da non sembrare immaginario ma decisamente reale visto che combacia con l'altopiano di monte Petrano ai piedi del quale è ancor oggi Cagli con la sua piazza. A questo si aggiunge l'arretramento di parte degli edifici posti sul lato destro della tavola urbinate e che è realmente presente su di un lato della via che fiancheggia il lato destro del Palazzo Pubblico cagliese. Quest'ultima strada veniva, inoltre, a concludersi di fronte ai fabbricati che compongono il monastero di San Nicolò che sopravanzavano nella sede stradale lasciando uno stretto passaggio al posto dell'odierna ampia via del torrione allineata, solo nella seconda metà del Novecento, in larghezza a via Leopardi proveniente dalla piazza maggiore. Il grande edificio a pianta centrale che compare al centro del dipinto, secondo la tesi citata, avrebbe occupato il posto del Palazzo Pubblico che nel 1476 il Comune di Cagli (esattamente un secolo dopo il suo ingresso volontario su piede di uguaglianza insieme ad Urbino nel nascente stato dei Montefeltro) aveva donato a Federico da Montefeltro, il quale si fece carico, in quegli anni, di far eseguire profondi lavori di ristrutturazione a Francesco di Giorgio Martini, l'architetto senese che negli anni ottanta del Quattrocento è in Cagli impegnato per l'erezione della Rocca e del Torrione. Il dibattito su una Cagli destinataria o semplice ispiratrice di un superbo progetto, da leggersi secondo quanto già proposto da Zorzi nel 1976 come una città progettata, rimane ovviamente aperto e quelle che potrebbero apparire come delle coincidenze meritano, per la loro eccezionalità, successivi approfondimenti.
Esiste uno speciale rapporto tra Cagli i Montefeltro e la città di Urbino. Il 24 dicembre 1375 il conte Antonio da Montefeltro, con le armi della lega fiorentino-viscontea rientrava in Urbino e n'era "gridato" signore. Ma, scrive Gino Franceschini (Documenti e Regesti, Urbino, 1982, pp. IV-V), "non bastava essere 'gridato' signore, bisognava avere la capacità di divenirlo [...]. Nell'alleanza del febbraio 1376 le città di Urbino e di Cagli partecipavano al patto col Signore su piede di uguaglianza come compartecipi agli impegni ed agli oneri stipulati da lui, mentr'egli agiva a nome delle terre che gli ubbidivano quale 'dominus' e capo delle milizie". Era nato lo Stato di Urbino che registra una rilevante svolta politica a seguito del considerevole accrescimento territoriale generato dall'acquisizione di Gubbio avvenuta poco dopo: nel 1384.
Furono soprattutto le manifatture, consistenti in particolare nella lavorazione dei panni di lana e più tardi della seta e nella concia delle pelli, che sviluppatesi notevolmente sotto i duchi d'Urbino sostennero la forte crescita economica della città e conseguentemente costituirono la base per quello culturale, al quale presero parte anche grandi artisti attivi presso la Corte urbinate o uomini di governo a quella legati.
La devoluzione del ducato d'Urbino allo Stato Pontificio, del 1631, comporta per Cagli l'inserimento in uno Stato dove le Marche dovranno votarsi principalmente all'agricoltura cerealicola, strategia economica che essendo poco remunerante per le aree appenniniche avrebbe, infine, comportato, a partire dal Settecento, un arretramento economico sempre più consistente delle stesse.
L'Unità d'Italia, se da un lato accende gli animi anticlericali che vagheggiano un progresso a portata di mano trovando in loco validi spunti nella costruzione della ferrovia Fano-Fabriano-Roma (distrutta durante la seconda guerra mondiale e mai più ricostruita) e del teatro comunale, dall'altro apre il capitolo delle spoliazioni dei monasteri prima e delle confraternite dopo, i cui beni demaniali servirono per l'ammodernamento del Regno. La politica della monarchia sabauda, a differenza di quella pontificia precedente che aveva lasciato ampia autonomia ai comuni, avrebbe ben presto mostrato il volto del "piemontesismo" anche nelle Marche vanificando, con il compimento dell'unificazione amministrativa del 1865, i disegni di decentramento.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, nel territorio del Comune di Cagli trovarono rifugio e protezione alcune famiglie di profughi ebrei, italiane e straniere. In quest'opera di solidarietà, che coinvolse molti abitanti del luogo, si distinsero in particolare la famiglia Alessandri, proprietaria di una pensione sul Monte Petrano, la famiglia Virgili nella frazione di Secchiano, e la madre superiora del Convento di san Nicolò, suor Nicolina Baldoni (con l'approvazione del vescovo mons. Raffaele Campelli). L'11 febbraio 1992, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito l'alta onorificenza dei Giusti tra le nazioni ai coniugi Virgilio e Daria Virgili e alle loro figlie Gianna e Mercedes e, il 29 febbraio 2004, a Spartaco Alessandri e sua madre Mimma Alessandri.. Qualche anno prima la stessa alta onorificenza era stata conferita al cittadino onorario card. Pietro Palazzini.
Con decreto del capo del governo datato 20 febbraio 1935 lo Stato italiano ha riconosciuto per Cagli l'uso del suo antico stemma così descritto:
Lo stemma con il solo scaglione (nel decreto definito capriolo) d'argento su campo rosso è già ben documentato fin dai tempi dell'imperatore Federico II di Svevia. L'inserimento delle tre palle d'oro per tradizione avvenne in omaggio ai de Medici di Firenze nel tempo in cui ebbero il governo dello Stato d'Urbino sottratto ai Della Rovere per volontà del pontefice Leone X. Sempre per tradizione il motto che attornia l'arma comunale è la diretta conseguenza della distruzione della città del 1287 e della sua rifondazione del 1289. Questo spiega, in effetti, il senso di tale motto che recita Callium fide et concordia sibi superstes.
Ma proprio a seguito della rifondazione avvenuta sotto l'alta protezione e guida di papa Niccolò IV, la città nuova fu ribattezzata col nome di Sant'Angelo Papale ed assunse nel suo stemma a figura intera san Michele arcangelo d'oro di norma con la bilancia (sulla mano sinistra) e la spada (sulla destra) in atto di calpestrae la figura del demone alato in verde, su fondo azzurro. Il Buroni riteneva che di questo stemma vi erano alcuni esemplari su monete del XVII secolo con la sigla "S.P.Q.C" ossia Senatus Populusque Callensis. Nella lettura popolare le tre palle sono reinterpretate come i tre monti (Catria, Petrano e Nerone) che delimitano parte del territorio del comune di Cagli mentre lo scaglione diventa la confluenza dei fiumi Bosso e Burano che stringe il pianoro su cui la città è stata rifondata nel 1289. Il gonfalone è un drappo partito di rosso e di giallo che sono i colori della città, nell'abbinamento che figura anche nelle bolle di papa Niccolò IV riguardanti la traslazione e rifondazione di Cagli.
Abitanti censiti
Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2021, le comunità straniere più numerose erano:
La religione cristiano cattolica è maggioritaria tra la popolazione del Comune, ma negli ultimi decenni sono aumentate le altre minoranze, come quelle islamica e cristiano ortodossa.
In merito alla chiesa cattolica, la città fu sede vescovile a partire dal secolo VIII. Verso il 1819 fu unita aeque principaliter con la diocesi di Pergola. Poi dal 1977 la diocesi di Cagli-Pergola fu unita in persona episcopi con le diocesi di Fano e Fossombrone; che dal 1986 si costituì in una diocesi unica.
L'edificio dell'Ospedale "Angelo Celli" è occupato in parte dall'Ospedale di Comunità dell'A.S.T. (Azienda Sanitaria Territoriale) Pesaro - Urbino e in parte è stato dato in concessione al Gruppo Santo Stefano, che vi ha insediato un centro specializzato per la riabilitazione.
All'interno del Torrione del 1481 è attivo il Centro per la Scultura Contemporanea "Torre martiniana", inserito nella più vasta rete dello SPAC (Sistema Provinciale Arte in Rete). Nelle sale Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, dal 2009 è attivo il CESCO, "Centro di Documentazione del Disegno e Maquette della Scultura Contemporanea".
Film girati a Cagli
Il comune era servito dalla stazione di Cagli, posta lungo la linea ferroviaria Urbino–Fabriano, dismessa nel 1944 a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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6 aprile 1946 | 26 giugno 1949 | Giuseppe Pieretti | PCI | Sindaco | |
20 giugno 1949 | 19 novembre 1949 | Domenico di Cuonzo | Commissario prefettizio | ||
4 dicembre 1949 | 27 maggio 1951 | Otello Cini | PCI | Sindaco | |
10 giugno 1951 | 6 novembre 1960 | Luigi Arduini | PCI | Sindaco | |
18 dicembre 1960 | 3 agosto 1968 | Lorenzo Paganucci | DC | Sindaco | |
3 agosto 1968 | 7 giugno 1970 | Augusto Marzani | DC | Sindaco | |
20 luglio 1970 | 8 maggio 1971 | Francesco Lupatelli | PCI | Sindaco | |
15 maggio 1971 | 27 luglio 1982 | Mario Calagreti | PCI | Sindaco | |
3 settembre 1982 | 30 dicembre 1983 | Maurizio Mancinelli | PCI | Sindaco | |
5 marzo 1984 | 11 maggio 1988 | Gabriele Marchetti | PSI | Sindaco | |
23 maggio 1988 | 13 luglio 1990 | Vincenzo Mei | DC | Sindaco | |
13 luglio 1990 | 8 gennaio 1991 | Alessandro Biscaccianti | PSI | Sindaco | |
9 gennaio 1991 | 19 agosto 1993 | Luigi Minardi | PCI poi PDS | Sindaco | |
19 agosto 1993 | 23 aprile 1995 | Stefano Cordella | PDS | Sindaco | |
24 aprile 1995 | 13 giugno 1999 | Stefano Cordella | PDS poi DS | Sindaco | |
14 giugno 1999 | 12 giugno 2004 | Domenico Papi | DS | Sindaco | |
13 giugno 2004 | 7 giugno 2009 | Domenico Papi | DS poi PD | Sindaco | |
8 giugno 2009 | 25 maggio 2014 | Patrizio Catena | PD | Sindaco | |
26 maggio 2014 | 26 maggio 2019 | Alberto Alessandri | Insieme per cambiare | Sindaco | |
27 maggio 2019 | in carica | Alberto Alessandri | Cagli futura | Sindaco |
La squadra di calcio cittadina è la Cagliese, fondata nel 1922 e che nei primi anni del XXI secolo ha militato in Serie D. Per la stagione 2023-2024 la squadra, che adotta colori sociali giallo e rosso, milita in Terza Categoria.
e due squadre di calcio a 5:
C'è poi la Polisportiva Cagli Sport Associati (Pallacanestro, pallavolo, calcio A5, calcio giovanile).
Il 16 novembre 2018 è stato dedicato a Cagli un cratere di 28 km di diametro sul pianeta Marte.
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