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Storia della porchetta di fine estate. L'Alpe S. Antonio è una sorta di alpeggio: le case di chi (pochi, oramai) ci vive, sono lontane le une dalle altre. Anche dei kilometri. E' un mondo a parte, dove ancora sopravvivono antiche tradizioni e un'incredibile etica sociale. Non tutto è misurato a denari, ma certe cose - dalla notte dei tempi - si fanno per collaborazione nell'affrontare le difficoltà del lavoro nei campi, nel bosco e con gli animali (meno ancora dei cristiani rimasti...). Tra queste ci sono il taglio del fieno, la raccolta delle castagne, rifare un tetto. Festeggiare insieme. Una delle tradizioni più recenti (anche se si sposta nel corso dei dodici mesi, ma è sempre la stessa. Una volta era per Pasquetta alias lunedì dell'Angelo) è quella del pranzo di fine estate (in realtà a fine agosto) con la porchetta gentilmente offerta dal Tiziano e cucinata dallo Stefano. Già alle 7 del mattino, in genere sotto la tettoia dove si ripone la legna per l'inverno, c'è il ritrovo di anziani, giovani e bimbetti con la porchetta che inizia a girare sullo spiedone (genialmente motorizzato da un motore ex-lavatrice e cambio di vespetta con cinghia di camion). Si va avanti fino alle una o anche più tardi con vari fiaschi e bottiglie di vino, salami, pancette, golette (alias guanciale), formaggi morbidi e stagionati. Pane cotto nel forno di casa (che non si fa quasi più se non in queste rare occasioni). Tutto rigorosamente di produzione familiare. E' una giornata un pò come la festa di o-bon in Giappone: si ride, si scherza e si ricorda, con il sorriso sulle labbra, quelli (sono sempre di più) che hanno lasciato i prati dell'Alpe per altri monti celesti. E' uno dei giorni che abbandono la mia dieta. Of course (di corsa). Pochi son quelli che restano sobri. Si sprecano racconti, scherzi e prese in giro.