La Bibbia (dal greco antico βιβλίον, plurale βιβλία biblìa, che significa libri) è una collezione di testi religiosi considerati sacri da Cristianesimo, Ebraismo, Islam, Bahaismo e da altre numerose religioni.
È formata da libri differenti per origine, genere, composizione, lingua, datazione e stile letterario, scritti in un ampio lasso di tempo, preceduti da una tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito a partire dai primi secoli della nostra era.
Bibbia | |
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La Bibbia di Gutenberg | |
Autore | Vari sconosciuti |
1ª ed. originale | Per alcuni Salmi a partire dal X secolo a.C. Per il Pentateuco non prima del VI secolo a.C. |
Genere | testo sacro |
Sottogenere | teologia |
Lingua originale | ebraico, aramaico, koinè greca |
Ambientazione | Palestina |
Diversamente dal Tanakh (Bibbia ebraica), il cristianesimo ha riconosciuto nel suo canone ulteriori libri scritti in seguito al "ministero" di Gesù. La Bibbia cristiana, quindi, risulta suddivisa in: Antico Testamento (o Antica Alleanza), corrispondente alla Bibbia ebraica, e Nuovo Testamento (o Nuova Alleanza), che descrive l'avvento del Messia e le prime fasi della predicazione cristiana.
La parola "Testamento" presa singolarmente significa "patto", un'espressione utilizzata dai cristiani per indicare i patti stabiliti da Dio con gli uomini per mezzo di Mosè (antico testamento) e poi per mezzo di Gesù (nuovo testamento).
La critica biblica si interroga ormai da più di un secolo sulla datazione delle varie opere che compongono la Bibbia. Cristiano Grottanelli, riassumendo, fa presente che:
«Oggi un certo consenso è raggiunto, ma chiaramente in via provvisoria, su alcuni punti. Mentre la scomposizione della Genesi e anche di altri libri o di parti di essi, in fonti di diverse età è sempre più problematica, sembrano resistere alcuni elementi acquisiti a partire dalle ricerche di biblisti tedeschi del secolo scorso, ma non senza modifiche e ripensamenti. Fra questi spiccano: la datazione in età monarchica di alcuni Salmi e di certi libri o parti di libri profetici; l'attribuzione a età relativamente tardiva (secondo molti nettamente post-esilica) di una redazione finale del Pentateuco; la visione unitaria dei libri narrativi detti "Profeti anteriori" come opera di una personalità o scuola detta "deuteronomistica" per i suoi rapporti di impostazione ideologica con il Deuteronomio, ultimo libro del Pentateuco; la datazione post-esilica, e certo successiva a quella deuteronomista, dei due libri delle Cronache. Tuttavia, anche questi punti fermi secondo la maggioranza degli studiosi sono posti oggi in discussione da alcuni studiosi che propongono date più basse, per esempio, per il Pentateuco, e collocano il Deuteronomio in età post-esilica con (ma in altri casi senza) un relativo abbassamento della fonte detta "deuteronomistica"»
Il termine "Bibbia ebraica" è solitamente usato dai cristiani per indicare i testi sacri della religione ebraica, ma l'etimologia di Bibbia è greca e significa semplicemente, come si è visto, "libri"; tutti i libri della Bibbia ebraica sono considerati sacri anche dai cristiani - che di fatto sono ebrei che seguono anche gli insegnamenti di Gesù, e che solo dopo decisioni di rabbini sono stati esclusi dall'ebraismo "classico" venendo definiti solo "cristiani" - anche se i libri vengono raggruppati in una sequenza diversamente ordinata rispetto a quella ebraica. Quindi i cristiani, a loro volta suddivisibili nelle varie partizioni originatesi successivamente (ortodossi, cattolici, protestanti, etc) riconoscono e utilizzano molti testi dell'ebraismo, ai quali aggiungono i resoconti della vita e opere di Gesù e le lettere dei suoi discepoli.
Il termine che gli ebrei utilizzano per indicare i loro libri sacri è invece Tanakh, acronimo privo di significato nella lingua ebraica e formato dalle iniziali delle tre parti, nelle quali vengono generalmente, ma non sempre, raggruppati i 39 libri:
Si osservi però che il conteggio dei libri viene spesso fatto in modo diverso perché i 12 libri dei profeti minori, tutti molto brevi, sono considerati un unico libro e analogamente altre 4 coppie di libri (i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache e i libri di Esdra e Neemia) sono contate come 4 libri soltanto. In questo modo, preferito dagli Ebrei, la Tanakh risulta composta soltanto da 24 libri.
I libri della Bibbia ebraica sono stati scritti in ebraico, anche se i libri di Esdra, Neemia e Daniele contengono parti in aramaico.
Nell'ambito dell'ebraismo antico alcune correnti, in particolare i sadducei, consideravano come sacra la sola Torah; oggi i samaritani hanno mantenuto una posizione simile, considerando canonica solo la Torah e autorevole il Libro di Giosuè.
Le antiche comunità ebraiche di lingua greca, oggi estinte, invece, seguivano un canone più ampio dell'attuale canone ebraico, il cosiddetto "Canone alessandrino", derivato dalla versione dei Settanta della Bibbia.
Nel I secolo d.C. per l'ebraismo venne considerato come definitivo il "Canone palestinese", più ristretto di quello alessandrino.
«Tutte le Scritture sono state scritte per questo: perché l'uomo capisse quanto Dio lo ama e, capendolo, s'infiammasse d'amore verso di lui.»
La Bibbia cristiana comprende l'Antico Testamento (46 libri) ed il Nuovo Testamento (27 libri), specifico cristiano, cioè la parte relativa a Gesù e alla nascente Chiesa apostolica.
Le chiese protestanti, seppure con differenze a seconda dei periodi, escludono dall'Antico Testamento gli stessi libri esclusi dal Canone ebraico palestinese. La Chiesa cattolica e quelle ortodosse seguono invece la Septuaginta (canone alessandrino, con alcune differenze), che comprende libri in origine scritti sia in ebraico che in greco. La Bibbia Protestante contiene complessivamente sette libri in meno di quella cattolica: mancano Tobia, Giuditta, Maccabei 1 e 2, Sapienza, Siracide (chiamato anche Ecclesiastico), Baruc e vengono esclusi anche 4 capitoli del Libro di Ester e 2 capitoli del Libro di Daniele.
I libri che non appartengono al canone della Bibbia ebraica sono detti deuterocanonici dai cattolici, mentre sono considerati apocrifi dai protestanti, i quali il più delle volte li inserivano come appendice a parte fra i due testamenti. Sono i libri dell'Antico Testamento scritti in lingua greca, ad eccezione del Siracide composto in ebraico
In età antica anche per il Nuovo Testamento, scritto in greco (anche se forse l'evangelista Matteo compose il suo libro in ebraico o aramaico), vi erano state differenze fra le varie chiese sul numero dei libri da recepire come ispirati. In particolare erano sorti dubbi sulle epistole non attribuite a Paolo di Tarso e sull'Apocalisse. I libri controversi del Nuovo Testamento furono detti nell'antichità antilegomena.
Il numero, l'ordine ed il titolo dei vari libri varia a seconda dei diversi canoni: canone ebraico o palestinese (39 libri) seguito da ebrei e protestanti; ed il canone greco o alessandrino (46 libri) seguito da Cristiani Cattolici ed Ortodossi. L'indice della Bibbia cristiana cattolica e ortodossa non segue l'ordine della Bibbia ebraica e protestante, ma è divisa in quattro parti in base al contenuto: il Pentateuco (5 libri), i Libri Profetici (18 libri), Libri Storici (16 libri), Libri Sapienziali (7 libri), secondo il Canone Alessandrino. I Libri deuterocanonici non sono riconosciuti come ispirati e quindi appartenenti al canone dalle chiese protestanti e da alcune altre confessioni. Essi contengono anche testi appartenenti all'epoca ellenistica e il più recente, il Libro della Sapienza, è stato scritto "tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del I secolo d.C.".
Il Nuovo Testamento, facente parte della sola Bibbia cristiana, redatto originariamente in greco con numerosi semitismi, è composto dai quattro Vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), dagli Atti degli Apostoli (1 libro), dalle lettere apostoliche (21 libri) e dall'Apocalisse (1 libro), per un totale di 27 scritti. Tra le diverse confessioni cristiane (cattolica, ortodossa, protestante) c'è un sostanziale accordo sul numero e l'ordine dei libri del Nuovo Testamento, con la sola differenza che per i luterani gli ultimi libri sono i deuterocanonici neotestamentari: Ebrei, Giacomo, Giuda e Apocalisse, separando Ebrei dal corpus paolino e Giacomo e Giuda dalle lettere cattoliche. Non è così invece per il Vecchio Testamento, dove la canonicità di alcuni libri non è riconosciuta dalle chiese protestanti e da alcune altre confessioni.
La Bibbia contiene generi letterari diversi fra loro. Non è casuale che la parola di origine (biblia) sia un plurale per indicare questa varietà di generi letterari. In precedenza la trasmissione degli avvenimenti era orale e rischiava di disperdersi. In particolare si intrecciano insieme due tradizioni orali, quelle del nord e del sud della Palestina; non è trascurabile neanche l'influenza delle culture orientali con cui vennero a contatto i primi scrittori in terra babilonese.
I generi letterari presenti all'interno dei libri biblici possono essere ricondotti, con larghe approssimazioni, ai seguenti:
Risulta impossibile una delineazione univoca del messaggio teologico dei libri biblici. Da essi, infatti, hanno avuto origine un numero elevato di confessioni religiose e diramazioni settarie, ognuna delle quali fornisce una propria lettura e interpretazione del testo biblico. Cercando alcuni fondamentali concetti teologici comuni alle varie confessioni, si possono delineare tali nuclei attualmente largamente condivisi:
Nel Nuovo Testamento, accettato dai cristiani ma non dagli ebrei, le chiese di tradizione conciliare identificano altri concetti:
«Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri.»
La comprensione del significato della Bibbia, il modo in cui viene letta e la sua interpretazione, disciplina detta anche ermeneutica della Bibbia, è un fatto teologico, dipendente perciò dalle varie confessioni religiose. Differisce dall'esegesi in quanto questa consiste nell'estrarre il senso di una parte del testo con l'aiuto di discipline come la filologia e la storia, mentre l'ermeneutica cerca di rendere il senso più ampio che l'autore del testo ha voluto dare anche in relazione al suo pubblico. Ad esempio nel Nuovo Testamento, e in particolare in Paolo di Tarso, si trova una nuova ermeneutica delle scritture sacre ebraiche.
Perciò la prima grande differenza nell'ermeneutica della Bibbia è quella fra ebrei e cristiani: sebbene ci sia una parziale affinità fra le due religioni (e certe forme di dialogo), dal momento che condividono una parte del canone delle scritture, esse hanno sviluppato diverse tradizioni di fede e quindi diversi metodi interpretativi ed ermeneutici.
Circa le fonti dell'Antico Testamento ebraico, i testimoni più antichi sono i manoscritti biblici di Qumran, ritrovati nel 1947, che contengono frammenti più o meno ampi di tutti i testi della Bibbia ebraica escluso il libro di Ester. Nel complesso risalgono a un ampio periodo che va dal 250 a.C. circa al 68 d.C.
I testimoni più autorevoli prodotti dai masoreti e che sono risultati sostanzialmente concordi coi manoscritti biblici di Qumran sono:
Il testo critico (cioè che tiene conto delle varianti dei principali testimoni) usato attualmente come modello per il testo ebraico è quello della Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS), basato su L, realizzato da Karl Ellinger e Wilhelm Rudolph nel 1966 (1977, 1983, 1990) pubblicato dalla Deutsche Bibelgesellschaft di Stoccarda (Stuttgart, donde il nome).
Circa le fonti del Nuovo Testamento e dell'Antico Testamento greco, i testimoni più antichi sono alcuni papiri risalenti al II secolo d.C. Si sono poi conservati complessivamente oltre cinquemila manoscritti. Di questi, i più autorevoli sono:
Il testo critico (cioè che tiene conto delle varianti dei principali testimoni) usato attualmente come modello per il testo dell'Antico Testamento in greco, includente i libri deuterocanonici, è l'Edizione Rahlfs della Septuaginta realizzata nel 1935 dal filologo tedesco Alfred Rahlfs.
Il testo critico usato attualmente come modello per il testo greco del Nuovo Testamento è quello del The Greek New Testament (GNT), basato sul codice B, curato da Kurt Aland, Matthew Black, Bruce Metzger, Allen Wikgren, Carlo Maria Martini e Barbara Aland. United Bible Societies. Edizioni: 1966, 1968, 1975, 1983 e 1993.
Tra le migliaia di traduzioni del testo biblico in tutte le lingue del mondo sono particolarmente degne di nota:
Secondo i musulmani, la Bibbia è originariamente ispirata da Dio, ma manipolata dall'uomo, al pari di altri testi religiosi. La Bibbia è il testo sacro anche del rastafarianesimo.
Segue un elenco delle abbreviazioni comunemente usate per indicare i libri della Bibbia
«I tre periodi più antichi, invece, dall'età detta dei Patriarchi (da Abramo, il più antico antenato, a Giuseppe) all'età "mosaica" alla Conquista e poi al tempo dei Giudici, sono certamente finzioni bibliche.»
«Alla storicità delle figure dei Patriarchi, e dei relativi racconti che troviamo nella Genesi, nemmeno gli studiosi più tradizionalisti credono più; l'Esodo dall'Egitto, la marcia attraverso il deserto e la conquista della Palestina (la "terra di Canaan") sono oggi negati da alcuni studiosi, mentre coloro che accettano una qualche credibilità storica non sono d'accordo fra loro quanto alla datazione, alla portata e al contesto degli eventi che propongono di collegare al racconto biblico dell'Esodo e dei libri connessi e del libro dei Giudici»
«Nel corso degli ultimi due secoli la critica biblica ha dapprima smantellato la storicità della creazione e del diluvio, poi quella dei Patriarchi, (poi sempre seguendo l'ordine cronologico) quella dell'Esodo e della conquista, di Mosè e di Giosuè, del periodo dei Giudici e della "Lega delle 12 tribù" arrestandosi per al regno unito di Davide e Salomone considerato sostanzialmente storico [...] La più recente critica al concetto stesso di regno unito ha messo in crisi totale il racconto biblico.»
«The historical root of the movement in Jamaica— the Order of Nyahbinghi—is arguably the most traditionally “religious” (including its populous offshoot, the Bobo Dreads of the Ethiopia Africa Black International Congress). These are the most churchical groups, the houses (or denominations) of Rastafari that are the most biblically based (especially attending to the Hebrew Scriptures), the most fervently black nationalist in orientation, as well as the most tightly structured around ceremonial worship. Although there is no universally recognized Rastafari orthodoxy at this point, Carol D. Yawney and John P. Homiak (2001) have pointed to an important trend within the House of Nyahbinghi to assume responsibility for upholding traditional Rastafari doctrine, especially in its overseas missions. At the other extreme, those who enter the movement via its broad cultural appeal and who may not belong to any particular house tend to be more open to other dimensions of spirituality and may not relate significantly to the Bible, worship with any special congregation, or even have any commitment to relocate to the continent of Africa. There are also clusters of Rastas who link with more directly political organizations, like the Rastafari Centralization Organization in Jamaica, which attempts to coordinate the different houses and focus them on political issues (for example, challenging the ganja [marijuana] laws or setting up a practical program for relocation to Africa)»
Controllo di autorità | VIAF (EN) 174429434 · BAV 492/76965 · LCCN (EN) n00020514 · GND (DE) 4006406-2 · BNE (ES) XX4147284 (data) · BNF (FR) cb12008248x (data) · J9U (EN, HE) 987007590395605171 · NDL (EN, JA) 00570431 |
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